Relazione critica intorno all'opera "Il quadro parlante" del maestro Bacchini
cospicui melodrammi che di lui ci rimangono: l’Auber, fiacchissimo prima, poi più pregiato compositore d’opere limitate però per forma e per concetto
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quale si spendono tanti lagni e tanti sospiri che agli orecchi d'uno stitico piglierebbe quasi forma d’un dolcissimo piagnistèo. L’amore in un’opera
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modo però, rifiutiamo, assolutamente che l’imitazione, come per alcuno s’affermò, pigli qualche volta forma di plagio. V’è nel Quadro Parlante quella
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cabaletta di qualche valore, dalla quale è manifesto come l’antichità della forma non già condannino tanto gli uditorii i quali intendono poco o nulla
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compiuta oblivione di ciò che ne forma la più ricca suppellettile, quasi che sulla terra a un dato punto qualche cosa potesse fermarsi, per
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quattro secoli: il teatro greco dà forma al romano. Il Molière col suo Tartufo acconciato a’desiderj ed a’bisogni dell’età, riprende le fila generali
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Accademia della crusca
